“Stiamo assistendo a una curiosa inversione: non è Amadeus che deve portare idee al Nove ma il Nove che deve trovare idee per giustificare l’ingaggio di Amadeus”. Parole taglienti, quelle di Aldo Grasso sul Corriere della Sera, che nel suo articolo ha analizzato non solo il nuovo programma dell’access prime time dell’emittente, The Cage, condotto da Amadeus e Giulia Salemi, ma anche tutte le scelte fatte da Nove in questo ultimo anno. Secondo Grasso, mentre la finale del Roland Garros tra Sinner e Alcaraz, trasmessa in chiaro su Nove, passerà “alla storia del tennis”, non si potrebbe dire lo stesso per il programma condotto a Amadeus, che “forse non passerà alla storia della tv”. Il format, come spiegato da Aldo Grasso, è l’adattamento dell’israeliano Raid the Cage, un gioco per coppie che prevede che uno dei concorrenti in gara “risponda a delle domande nel tentativo di accumulare tempo che sarà utilizzato dall’altro concorrente per entrare fisicamente all’interno di una gabbia e cerca di abbrancare quanti più oggetti possibili”.

Secondo il giornalista il fatto che sia il Nove a dover trovare idee è “il sintomo più significativo del disagio in cui si trova la rete”. Come spiegato da Grasso, Nove ha fatto “importanti acquisti ma non riuscito a fare squadra”. E ha spiegato: “Maurizio Crozza ormai si riduce alle imitazioni, con una spruzzatina di ideologia di sinistra radicale. Fa il suo compitino”. E Fabio Fazio? “È chiuso nel suo mondo, frequentato solo dal ristretto numero dei suoi amici. Ha sempre l’aria dolente di chi è in esilio e non vede l’ora di tornare in Rai, che considera casa sua”. Ma c’è qualcuno che fa squadra su Nove? Sì, e secondo Aldo Grasso è Gabriele Corsi con “Don’t forget the lyrics”. “Il problema del Nove è quello di Luciano Spalletti: ha i giocatori, ma non riesce a farli giocare come squadra”.
