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SCANDALO SAN CARLO: Lissner nominò due direttrici durante il Covid a cui aumentò lo stipendio? Non solo Spedaliere (150 mila all’anno) ma anche Maria Pia Gaeta (80 mila): e i 320 dipendenti che andarono in cassa integrazione neanche un anno dopo?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

26 maggio 2025

SCANDALO SAN CARLO: Lissner nominò due direttrici durante il Covid a cui aumentò lo stipendio? Non solo Spedaliere (150 mila all’anno) ma anche Maria Pia Gaeta (80 mila): e i 320 dipendenti che andarono in cassa integrazione neanche un anno dopo?
È la terza parte della nostra inchiesta e le domande iniziano a essere davvero tanto. Ora si torna al periodo del Covid e del primo lockdown (2020). Siamo sempre sotto la sovrintendenza di Stephane Lissner, lo stesso che ha nominato Michele Sorrentino Mangini, il figlio di Emmanuela Spedaliere, come Direttore artistico delle Officine San Carlo. Vi abbiamo già detto cosa non torna della nomina di Spedaliere per un ruolo inventato da Lissner senza un reale motivo. Ma la cronologia è fondamentale. La nomina di Spedaliere, infatti, viene fatta ad aprile del 2020 insieme a quella di un’altra figura, Maria Pia Gaeta. Entrambe prenderanno da quel momento compensi molti più alti di prima. Il problema? Nel 2020 la Fondazione chiese degli esoneri fisali allo Stato e neanche un anno dopo i 320 dipendenti della Fondazione andarono in Cassa integrazione. Dove hanno trovato i soldi per aumentare gli stipendi e inventare una nuova carica strapagata per due sole dipendenti?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Se “inquieto giace il capo di chi indossa la corona”, come Shakespeare fa dire al suo Enrico IV, chissà quanto inquieta debba essere la mente dei sudditi. E, scivolando hegelianamente nel presente, dei dipendenti di una Fondazione pubblica come quella del Teatro San Carlo di Napoli, che nel 2021, durante la pandemia di Covid-19, vennero messi in cassa integrazione. Trecentoventi professionisti fermi per tre mesi con l’80% di stipendio coperto dallo Stato. La Fondazione, guidata dal sovrintendente Stephane Lissner, dovette chiedere ai suoi sottoposti di fare dei sacrifici. Si rischiò la protesta quando tentò di allungare la cassa integrazione ulteriormente. Siamo a marzo del 2021. Ma come l’Enrico IV lamentoso lamentava il peso del suo incarico nella parte due dell’opera, così noi due parti di questa storia ve le abbiamo già raccontate (qui trovate la prima, qui la seconda) e ora serve iniziare la terza.

I Fondi per lo spettacolo: alla Fondazione San Carlo di Napoli il 7,21%
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Per farlo bisogna tornare indietro di un anno. La pandemia inizia nel 2019 ma la società italiana realizza la gravità di quanto sta accadendo nel 2020 con il primo lockdown. Meno gente in giro significa meno spettacoli e dunque meno lavoro per teatri e realtà culturali. Dunque anche per la Fondazione Teatro San Carlo. Meno lavoro, meno entrate, almeno dagli spettacoli. In realtà nel 2020 il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) era aumentato rispetto al 2019, proprio a sostegno delle Fondazioni, e le misure per il settore cultura sancite all’art. 183 del Decreto-Legge del 19 maggio 2020, avrebbero potuto essere impiegate per gli stipendi dei dipendeti. Si legge: “Gli organismi dello spettacolo dal vivo possono utilizzare le risorse loro erogate per l'anno 2020 a valere sul Fondo unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, anche per integrare le misure di sostegno del reddito dei propri dipendenti, in misura comunque non superiore alla parte fissa della etribuzione continuativamente erogata prevista dalla contrattazione collettiva nazionale, nel rispetto dell'equilibrio del bilancio e, in ogni caso, limitatamente al periodo di ridotta attività degli enti”. Parliamo, nello specifico, di 13.185.180,25 di euro, il 7,21% dei fondi stanziati per le Fondazioni lirico-sinfoniche d’Italia.

Il Sovrintendente Stephane Lissner
Il Sovrintendente Stephane Lissner

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Tutto regolare? Non proprio. Nello stesso periodo, caratterizzato da una crisi generale e nel mondo della cultura, si imponevano le condizioni che avrebbero inevitabilmente avuto ricadute sul 2021, l’anno in cui 320 dipendenti dovettero essere messi in cassa integrazione. Nel 2020 ci furono due lockdown, uno dal 6 marzo 2020 a giugno 2020, l’altro da ottobre a novembre del 2020. La situazione era, materialmente, difficile. Ma non per tutti. C’è una data, durante il lockdown, da segnare. L’1 aprile 2020. In questa data, con due atti di nomina e in totale autonomia, il sovrintendente Lissner affidava due nuovi incarichi a due dipendenti della Fondazione, Elisabetta Spedaliere e Maria Pia Gaeta, rispettivamente attuali Direttrice generale e Direttrice delle risorse umane e Responsabile per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione. Come vi abbiamo già spiegato, Spedaliere è passata da uno stipendio di circa 80 mila euro a uno stipendio da 150 mila euro con un incarico inventato dal nulla dal sovrintendente. Maria Pia Gaeta ha ottenuto invece un contratto da 83.618,11 euro lordi all’anno. Un mese dopo l’inizio del lockdown, in piena pandemia, nell’anno della richiesta di decontribuzione in cui la Fondazione doveva dimostrarsi “resiliente”, vengono affidati direttamente dal sovrintendente due incarichi strapagati, di cui uno tirato fuori dal nulla?

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