John McEnroe sgancia la bomba: “Il terzo del nuovo Big Three doveva essere Holger Rune”. A dirlo è uno che ha vissuto da protagonista l’epoca d’oro dei mostri sacri, e che oggi osserva l’ascesa dei nuovi dominatori. Per il sette volte campione Slam, il danese ha tutto per competere con Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Ma non lo sta facendo. Anzi, qualcosa s’è inceppato. “Holger era il ragazzo che pensavo sarebbe stato il terzo con i nuovi tre grandi. Alcaraz, Sinner… pensavo sarebbe stato Rune”, ha detto McEnroe ai microfoni di TNT Sports. “Ricordo quando ha giocato contro Ruud qui un paio d’anni fa, lo liquidò quando perse. Tipo: ‘Come ho potuto perdere contro questo tizio?’. Gli ci è voluto un po’ per iniziare a capire cosa significa competere davvero”. Ora, secondo l’ex numero 1 al mondo, Rune ha iniziato a imparare. Ma il percorso è tutt’altro che completo.

Il bilancio è oggettivo: entrato nella top 10 Atp già nel 2022 dopo il trionfo al Masters 1000 di Parigi-Bercy e il quarto di finale al Roland Garros, Rune ha toccato anche il numero 4 del mondo. Ma il 2025 è stato fin qui una discesa. A Parigi si è presentato da testa di serie numero 10, ma ha ceduto in quattro set negli ottavi di finale proprio contro Lorenzo Musetti, il nuovo Musetti, che adesso sembra aver trovato equilibrio e continuità. E intanto Rune? “Sembra più sistemato. Ha recuperato il vecchio coach e sembra che sia di nuovo in ripresa”, dice McEnroe. Dopo la finale persa a Indian Wells contro Jack Draper, Rune ha battuto Alcaraz a Barcellona, ma poi ha collezionato una serie di uscite premature nei Masters 1000 successivi. E anche McEnroe si chiede quanto regga, a livello fisico. “È anche una questione di condizionamento. Quella è stata la giornata più calda, se non la seconda più calda del torneo. Per me, è stato quasi sul punto di arrendersi. Era così vicino a pensare che fosse finita, aveva un’aria davvero negativa. È stata una di quelle giornate in cui è come una guerra di logoramento”.

Il problema, secondo l’americano, è la concentrazione: “Penso che sia questo il motivo per cui è stato piazzato al decimo posto invece che al quarto. La concentrazione entra ed esce”. E poi c'è la distanza mentale con chi oggi domina davvero: “Ci sono Alcaraz, Sinner e Novak. Oserei dire che Rune è un lontano terzo in termini di possibilità di vittoria. Poi ci sono Zverev e aggiungerei Tommy Paul. Non dico che sia già arrivato, ma è uno di quei cinque o sei ragazzi che presto arriveranno al terzo o quarto posto nel mondo. Perché ce ne sono altri che muoiono come mosche”. McEnroe non lo nasconde: il talento di Rune è reale, ma il divario con i migliori non si colma con un colpo a effetto. Serve struttura. Mentalità. Resistenza. E l’ultimo Roland Garros ha lasciato intatta la sensazione che Sinner e Alcaraz stiano giocando un altro sport. Anche se qualcuno, come Rune, prova ancora a salire su quel treno.